lunedì 27 gennaio 2014

RAFFAELLA BAILONI un esempio da seguire


CIAO RAFFAELLA
             

Un grave lutto per la corsa in montagna: Raffaella Bailoni vittima di un incidente in allenamento

Grave lutto nella corsa in montagna per la scomparsa, questa mattina all’Ospedale di Trento, Raffaella Bailoni, 50 anni di Vigolo Vattaro, più volte campionessa italiana di Società, negli anni ’90, con l’Atletica Cavit, club che aveva in Antonella Molinari e nelle gemelle Gaddo i punti forza. Domenica pomeriggio, durante un allenamento sulla Marzola, la montagna alle porte di Trento che separa la valle dell’Adige dalla Valsugana e su cui sorgono gli abitati di Villazzano e Povo, è caduta su un sentiero in località Pra’ Grant, perdendo i sensi e rotolando lungo un dirupo. Ritrovata in serata in grave stato di ipotermia, è stata trasportata all’Ospedale di Trento dove ha cessato di vivere ieri mattina. A dare l’annuncio della scomparsa di questa bravissima e dolce atleta sono stati Giorgio Facchinelli, che per anni l’ha seguita come tecnico ed Italo Fedrizzi, storico dirigente dell’Atletica Trento. La Bailoni, atleta semplice, solare e leale è stata a lungo bandiera del club trentino e uno dei suoi punti di forza, capace com’era a garantire sempre prestazioni di alto livello nei momenti più importanti e la passione per la corsa l’alimentava sempre. La famiglia ha disposto il dono degli organi..


Mi dicevi sempre ci sei anche te? 
Non ci posso credere questa frase mi aiutava mi dava grinta, quante gare fatte assieme ...
.e discorsi pieni di vita!!!!! il destino!!!!!

ti ricordo con il tuo sorriso e le tue dolci parole!!!!

sabato 25 gennaio 2014

MARCIALONGA IN ALTERNATO 26.01.14


 la Monica al ritiro dei numeri e il suo numero sotto che prova il percorso con ALe


Eccomi qui che affronto

ANCORA UNA GARA DI FONDO LA MITICA 


MARCIALONGA 

70KM, 

eccomi ancora con la speranza nel cuore di finirla bene, 

incredula di avere tanta forza. 
     IL MIO NUMERO IN SOSTITUZIONE DEL FORTE ATLETA ROBY DE GASPERI
 IL NUMERO DI MONICA LA SUA  PRIMA MARCIALONGA E IL PRIMO ANNO CHE SCIA
                             

Incredula ma fiera e orgogliosa di esser quella che sono.


Me stessa sempre che lotta per qualcosa che crede.

che dirvi amici miei..



La mia voglia  è per chi crede in  me. 

Il mio orgoglio è per chi DICE CHE SONO ancora forte. 

Il mio affetto è per tutti quelli che riescono a comprendermi senza giudicarmi. 

La mia gratitudine è per tutti quelli che mi voglio bene,

nonostante la vita ti cambi le abitudini e lo

SPORT NON E' PIU LA COSA PRINCIPALE DELLA MIA VITA.






mercoledì 22 gennaio 2014

LE PAROLE


Le parole sono buone. Le parole sono cattive.

Le parole offendono. Le parole chiedono scusa. 
Le parole bruciano. Le parole accarezzano. 
Le parole sono date, scambiate, offerte, vendute e inventate. 
Le parole sono assenti.
Alcune parole ci succhiano, non ci mollano; sono come zecche: 
si annidano nei libri, nei giornali, nelle carte e nei cartelloni. 
Le parole consigliano, suggeriscono, insinuano, ordinano, impongono, segregano, eliminano. 
Sono melliflue o aspre.
Il mondo gira sulle parole lubrificate con l’olio della pazienza. 
I cervelli sono pieni di parole che vivono in santa pace con le loro contrarie e nemiche.

Per questo le persone fanno il contrario di quel che pensano, 
credendo di pensare quel che fanno.


sabato 18 gennaio 2014

1 1GENNAIO 2014 SILVIA E MAIA








  

OGGI GRANDI AVVENIMENTI E SORPRESE. E’ NATA MAIA LA FIGLIA DEI FESTI ANDREA E FRANCESCA.
Pensa che ieri sera siamo stati a cena dal Smorza tutta la compagnia fino mezzanotte e la mattina alle sei era in ospedale alle 9 e 45 è nata che bello!!! Io E GREG stavamo facendo la nostra risalita e arriva sms che è nata stupenda notizia.
   

MA LA SORPRESA PIU’ GRANDE E’ STATO L’ARRIVO DI SILVIA E DANIEL A CASA ALLE 17 DI POMERIGGIOOO.
NN CI CREDO ANCORA MI TELEFONA RENZO DICENDO CHE PASSA SCHINO A PORTARMI DUE SCATOLE PER SILVIA E DANIEL. ARRIVA SCHINO E MI DICE VIENI CHE MI AIUTI A PORTARLE DENTRO …ECO APRE IL BAULE E CHE MI TROVO ??? SILVIA E DANIEL UN BLOCCO ALLO STOMACO NON PINGEVO NON RIDEVO NN SAPEVO PIU’ CHE FARE O DIRE….SONO ENTRATI  ZAINI E VALIGIA IN SALA, PAROLE DISCORSI NN RICORDO NULLA..DANIEL SE NE VA CON SCHINO IO E SILVIA DAI NONNI . SILVIA VOLEVA ANDARE DAI NONNI DI CORSA E COSI MENTRE ANDAVAMO TELEFONA A AURELIO CHE ERA AL LAVORO LE DICO ..HO UNA SORPRESA , ME LA DICI DOPO SONO DA UN  CLIENTE GIRO I PHONE VEDE NELLA VIDEOCAMERA SILVIA NON PENSA PIU’ AL CLIENTE E DICE MA COME??? MA COME??? DOVEVI STAR VIA CHE VENIVO A TROVARTI,,E GIU’ CHIACCHERE. ARRIVATE DAI NONNI ANCHE LA NONNA LA ABBRACCIA E LE DICE MA COME ….MA COME ??? BACI E ABBRACCI ANCHE COL NONNO E ZIO NICOLA E TUTTI FELICI CENIAMO.
DOPO CENA PORTO SILVIA A ROVERETO DOVE DENISE AVEVA PREPARATO LA SORPRESA A TUTTI I SUOI AMICI IN BRIONE. IO VADO DAL COA A FESTEGGIARE MAIA E SUL TARDI SILVIA E DANIEL PASSANO A SALUTARE TUTTI I MIEI AMICI …CHE BELLO E CHE SERANOTA.!!!!

Grazie Silvia grazie Daniel vi voglio un bene dell’animaaaaaaaaaaaaaa!!!!!



C'è una tribù in Africa, dove la data di nascita di un figlio non viene conteggiato da quando nasce, né da quando è concepito, ma dal giorno in cui il bambino era un pensiero nella mente di sua madre. E quando una donna decide che avrà un bambino, va fuori e si siede sotto un albero, da sola , e ascolta fino a quando può sentire il canto del bambino che vuole venire. E dopo aver sentito la canzone di questo bambino, lei torna da colui che sarà il padre del bambino, e la insegna a lui. E poi, quando fanno l'amore per concepire fisicamente il bambino, per un po' di tempo cantano la canzone del bambino, come un modo per invitarlo.
E poi, quando la madre è incinta, insegna la canzone del bambino alle levatrici e alle vecchie donne del villaggio, in modo che quando il bambino è nato, le donne anziane e le persone intorno a lei cantino la canzone del bambino per accoglierlo. E poi, come il bambino cresce, agli altri abitanti del villaggio viene insegnata la canzone del bambino. Se il bambino cade, o si fa male al ginocchio, qualcuno lo raccoglie e gli canta il suo canto. O se il bambino fa qualcosa di meraviglioso, o partecipa ai riti della pubertà, allora come un modo per onorare questa persona, la gente del villaggio canta la sua canzone.
Nella tribù africana c'è un'altra occasione su cui gli abitanti del villaggio cantano al bambino. Se in qualsiasi momento durante la sua vita, la persona commette un crimine o un atto sociale aberrante, l'individuo è chiamato al centro del paese e le persone della comunità formano un cerchio intorno a lui o lei e poi gli cantano la sua canzone. La tribù riconosce che la correzione per un comportamento antisociale non è la punizione, ma è l'amore e il ricordo della propria identità. Quando si riconosce la propria canzone, sparisce la voglia o il bisogno di fare cose che possano ferire un altro.
E va così la loro vita. Nel matrimonio, le canzoni sono cantate, insieme. E infine, quando questo bambino è sdraiato sul letto, pronto a morire, tutti gli abitanti del villaggio conoscono il suo canto, e cantano, per l'ultima volta, il canto a quella persona. (Ines)

lunedì 13 gennaio 2014

oggi nevica 14.01.13

Buongiorno ai giorni spezzati.
A quelli che dovevano regalarti qualcosa.
A quelli che pensavi fosse il giorno giusto.
A quelli che aspettavi e, invece, non sono mai.
Ai giorni che ti cambiano.
A quelli che ti hanno cambiato la pelle e i ricordi.
A quelli che ti hanno infranto.
A quelli che ti hanno deluso.
A quelli che ti hanno lasciato senza parole.
A quelli che ti hanno messo ko.
Ai giorni che non sai più vivere.
Ai "giorni di dolore che uno ha"
A quelli che hanno spezzato qualcosa.
Buongiorno al giorno che ti ha spezzato dentro.
A chi non se lo scorda ancora.
A chi se ci pensa sente ancora le fitte.
Allo stomaco che fa male.
Alle mani che non stingono più.
Alle mani che tremano, che cercano e non trovano.
Al vuoto al centro del petto.
Alla testa che esplode.
Alle gambe che non sanno più dove andare.
Buongiorno a chi tira un filo da quello rotto e va avanti.
A chi si coccola.
A chi si arrangia.
A chi lo fa diventare tutto per sé, quel giorno.
A chi se lo gode.
A chi pensa.
A chi vorrebbe ricucirlo ma non ci riesce.
A chi vorrebbe solo rimettere quelle macerie a loro posto e andare avanti.

E buongiorno a chi? a Nicola

martedì 7 gennaio 2014

verissimo

IL CORPO GRIDA QUELLO CHE LA BOCCA TACE La malattia è un conflitto tra la personalità e l’anima. Molte volte… Il raffreddore “cola” quando il corpo non piange… Il dolore di gola “tampona” quando non è possibile comunicare le afflizioni. Lo stomaco “arde” quando le rabbie non riescono ad uscire. Il diabete “invade” quando la solitudine duole. Il corpo “ingrassa” quando l’insoddisfazione stringe. Il mal di testa “deprime” quando i dubbi aumentano. Il cuore “allenta” quando il senso della vita sembra finire. Il petto “stringe” quando l’orgoglio schiavizza. La pressione “sale” quando la paura imprigiona. La nevrosi “paralizza” quando il bambino interno tiranneggia. La febbre “scalda” quando le difese sfruttano le frontiere dell’immunità. Le ginocchia “dolgono” quando il tuo orgoglio non si piega. Il cancro “ammazza” quando ti stanchi di vivere. La malattia non è cattiva, ti avvisa che stai sbagliando cammino. Alejandro Jodorowsky

giovedì 2 gennaio 2014

x VOI






Amare una persona è...

Averla senza possederla.
Dare il meglio di sé
senza pensare di ricevere.
Voler stare spesso con lei,
ma senza essere mossi dal bisogno
di alleviare la propria solitudine.
Temere di perderla,
ma senza essere gelosi.
Aver bisogno di lei,
ma senza dipendere.
Aiutarla, ma senza aspettarsi gratitudine.
Essere legati a lei,
pur essendo liberi.
Essere un tutt'uno con lei,
pur essendo se stessi.
Ma per riuscire in tutto ciò,
la cosa più importante da fare è...
accettarla così com'è,
senza pretendere che sia come si vorrebbe.