mercoledì 5 marzo 2014

Rovereto come Santiago de Compostela.

Rovereto come Santiago de Compostela. 

La città della Pace sarà la meta finale del “pellegrinaggio civile” che costituirà l'evento principale delle iniziative promosse della Fondazione Opera Campana dei Caduti nell'anno in cui prendono avvio le celebrazioni per ricordare il centenario della Prima Guerra Mondiale.

Dal rifugio Contrin, nel cuore della val di Fassa, il 29 giugno prenderà avvio un cammino che si snoderà lungo la val di Fiemme, la Valsugana, gli altipiani di Folgaria, Lavarone e Luserna per arrivare a Rovereto il 20 luglio sul Colle di Miravalle all'ombra della Campana dei Caduti. I pellegrini si muoveranno lungo il percorso del “Sentiero della pace” realizzato dalla provincia autonoma di Trento trent'anni fa. Con i suoi 521 chilometri dal Passo del Tonale alla Marmolada il tracciato composto da 7 tratti e 29 tappe, si presenta come un trekking turistico-sportivo. Ora l'idea è quella di dare un'anima al Sentiero, offrendo agli escursionisti non solo spunti di osservazione sugli aspetti tecnico-militari della guerra, ma anche motivi di meditazione sulle vicende umane che hanno coinvolto il soldato impegnato al fronte, a contatto diretto e continuo con altri soldati definiti “nemici” e in dialogo drammatico con i problemi dell’esistenza umana e con il mistero della morte. Meta finale del percorso è la Campana dei Caduti che oltre ad essere il simbolo della tragedia della Grande Guerra, incarna con i suoi cento rintocchi un alto messaggio di Pace. Percorrere il Sentiero della Pace, oltre che essere un utile esercizio fisico-sportivo e oltre a valorizzare sotto il profilo turistico i luoghi della prima guerra mondiale, diventerà anche un fruttuoso cammino di formazione personale sul tema della pace.

Il progetto “Pellegrino per la Pace”, in piena sintonia con quanto richiesto dalla provincia autonoma di Trento ossia valorizzare il patrimonio esistente in Trentino, non si limiterà al solo anniversario della Grande Guerra ma costituirà un'attrazione durevole nel tempo, tale da dare avvio a una tradizione che possa prolungarsi ben oltre il 2018, anche perché il Sentiero non verrà percorso soltanto dagli sportivi o dagli escursionisti interessati alle vicende della guerra, ma anche da molte altre persone alla ricerca di qualcosa di diverso, di più appagante rispetto ad altri “sentieri” che segnano varie località delle Alpi e non solo. A dare vita al pellegrinaggio civile, oltre ai singoli, saranno coinvolti numerosi gruppi del territorio, dall'Associazione Nazionale Alpini alla SAT, dalle Pro Loco ai gruppi scout.

Un altro momento importante - presentato stamane nel corso di una conferenza stampa dal Reggente della Fondazione Opera Campana dei Caduti, Alberto Robol - sarà all'insegna della parola “internazionalità”. Il 4 ottobre, anniversario del primo suono di Maria Dolens, a Rovereto sarà insediata la Commissione “Cittadinanza attiva, Cultura della Pace, Diritti dell’Uomo” nell’ambito delle città operanti nel “Club di Strasburgo” con il patrocinio del Consiglio d’Europa. La commissione - che vede Rovereto come promotore in virtù della sua storica vocazione di luogo di incontro e dialogo e di promozione della cultura della pace e dei diritti umani - avrà quale scopo principale il coinvolgimento delle città europee raccolte nel Club e di attrarne altre per attivare iniziative atte a rinsaldare i rapporti tra diverse municipalità, scambiare buone pratiche, concepire e realizzare progetti congiunti.

Altre iniziative che caratterizzeranno il 2014 saranno i “Venerdì sera al Colle” in occasione delle aperture serali per ascoltare il suono di Maria Dolens dal 13 giugno al 15 settembre. Venerdì 13 giugno si potrà ascoltare il Coro Bianche Zime, il 29 agosto verrà proposto il Musical allestito dal Minicoro di Rovereto “Chi ha rubato il Campanone?”, il 5 settembre sarà la volta del gruppo “Trentino Storia Territorio” e il 12 settembre concerto di chiusura con la Musica Cittadina “R. Zandonai”. Una nuova edizione della mostra Human Rights dal 28 giugno, una cerimonia il 12 agosto in ricordo di Padre Eusebio Jori (Reggente della Fondazione Opera Campana dei Caduti) nel 35° anniversario della sua morte e la tradizionale Giornata Internazionale della Pace dell'ONU il 21 settembre completeranno le iniziative.

martedì 25 febbraio 2014

le persone non si dimenticano


Le persone non si dimenticano..
Non puoi dimenticare chi un giorno ti faceva sorridere, chi ti faceva battere il cuore, chi ti faceva piangere per ore intere.

Le persone non si dimenticano. 
Cambia il modo in cui noi le vediamo, cambia il posto che occupano nel cuore, il posto che occupano nella nostra vita. 
Ci sono persone che hanno tirato fuori il meglio di me, eppure adesso tra noi,… c’è solamente un semplice ‘ciao’. Ci sono persone che hanno preso il mio cuore e lo hanno ridotto in mille pezzi, senza nemmeno pensarci due volte. 
Ci sono persone che sono entrate nella mia vita in punta di piedi e ne sono uscite esattamente nello stesso modo. Ci sono persone che hanno creato un gran casino, che hanno sconvolto i miei piani, che hanno confuso le mie idee.
 Ci sono persone che nonostante tutto, sono ancora parte della mia vita. 
Ci sono persone che sono arrivate e non sono più andate via. 
Ci sono persone che, anche se io non le ho mai sentite, ci sono sempre state.
 E poi ci sono persone che non fanno ancora parte della mia vita, ma che tra qualche anno forse, saranno le persone più importanti per me. 
Ci sono persone che: nonostante mi abbiano fatto versare lacrime, mi abbiano stravolto la vita, mi hanno insegnato a vivere. Mi hanno insegnato a diventare quello che sono. E, anche se oggi tra noi resta solamente un sorriso o un semplice ‘ciao’, faranno per sempre parte della mia vita. 
Io non dimentico nessuno. Non dimentico chi ha toccato con mano, almeno per una volta, la mia vita. 
Perché se lo hanno fatto, significa che il destino ha voluto che mi scontrassi anche con loro prima di andare avanti.”




martedì 4 febbraio 2014

03.02.14 ,,,TUTTO GIUSTO TUTTO SBAGLIATO !!!!!!!!!




Ho imparato che la calma è molto più destabilizzante della rabbia…

che un sorriso disarma molto più di un volto corrugato,

ho imparato che il silenzio di fronte ad un’offesa

è un grido che fa tremare la terra.


Ho imparato che come un amore rifiutato non si perde


ma torna intatto a colui che voleva donarlo,


così accade per la rabbia, le offese…


siamo noi a decidere se farci toccare o meno da un sentimento,


di qualsiasi sentimento si tratti.


Non importa se stai procedendo molto lentamente…


ciò che importa è non fermarsI




una donna forte







Una donna forte si impegna ogni giorno per mantenere 


il suo corpo in 

forma.

Ma una donna coraggiosa costruisce relazioni per 

mantenere la sua anima in forma.


Una donna forte non ha paura di niente.



Ma una donna coraggiosa dimostra coraggio in mezzo 


alla paura.


Una donna forte, non permette a nessuno di avere la 


meglio su di lei.


Ma una donna coraggiosa dà il meglio di sé a tutti.



Una donna forte fa errori ed evita di ripeterli in futuro.



Una donna coraggiosa capisce che gli errori della vita 


possono anche essere benedizioni 

inaspettate, e capitalizza su di essi


Una donna forte indossa uno sguardo di fiducia sul 



viso.



Ma una donna coraggiosa indossa grazia.



Una donna forte ha fede di essere abbastanza forte per 


il viaggio.


Ma una donna coraggiosa ha fede che è nel viaggio che 


diventerà forte.






giovedì 30 gennaio 2014

Ciao Raffaella












Belle e semplici parole. Tante volte era arrivata vicina alla convocazione in nazionale di corsa in montagna....questa volta è "stata convocata" e la chiamata è arrivata da molto in alto! Ciao Raffa...ciao.


Ciao Raffaella… Assieme abbiamo percorso tanti sentieri e adesso è strano pensare al Circuito Sat senza di te…grande atleta protagonista in tantissime gare, sempre al vertice: quante volte sei salita sul gradino più alto, lottando fino all’ultimo metro anche quando non eri in perfetta forma...ma questo poco importava: l’importante era esserci. Ma soprattutto per tutti eri la Raff, una amica straordinaria… grandi valori nel tuo cuore… leale, sincera e con un sorriso sempre per tutti. Il Circuito tra poco ripartirà ma non senza di te, perché siamo certi che sarai sotto lo striscione di partenza con il tuo sorriso, dentro il cuore di ogni uno di noi. Il direttivo del Circuito Sat

29-30-31 i giorni della merla



29-30 -31 gennaio: i giorni della merla

Sono i tre giorni più freddi dell’anno: il 29, il 30 e il 31 gennaio sono «i giorni della Merla» , un modo di dire nato al nord, tra le parti di Lodi e Cremona, e poi diventato celebre in tutta Italia. Che c’entra la merla? Secondo la leggenda, proprio negli ultimi giorni dell’anno una merla e o suoi piccoli, che in origine erano candidi come la neve, si ripararono in un comignolo di una casa, per sfuggire al freddo. Usciti dal camino solo il primo di febbraio, erano tutti neri. Da quel giorno tutti i merli, maschi e femmine, nacquero scuri. Un’antica tradizione narra che la merla dalle splendide piume bianche era vittima di Gennaio, un mese dispettoso che ogni volta che l’uccellino usciva dal nido per procacciare il cibo per i suoi piccoli, faceva ghiacciare il terreno su cui la merla metteva le zampine. La merla era stanca di questo comportamento e un bel giorno decise di fare una bella scorta di provviste, da bastare per un mese. All’epoca, Gennaio durava solo di 28 giorni e quando la merla uscì dal nido, contenta di aver beffato Gennaio, il mese si arrabbiò e chiese in prestito all’accomodante Febbraio altri tre giorni per scatenare neve, ghiaccio e freddo. La povera merla dovette ripararsi in un camino e il suo piumaggio si scurì per sempre. Questa antica leggenda affonda le sue origini sul calendario romano che in origine prevedeva per gennaio solo 29 giorni: probabilmente l’aggiunta di giorni e il freddo di quel periodo diedero origine al successo della fiaba della merla bianca divenuta nera.

mercoledì 29 gennaio 2014

TI RICORDO FORTE, DECISA E SEMPLICE !!!

Raffaella Bailoni non ce l'ha fatta

BAILONIIl filo della speranza che teneva ancora in vita Raffaella Bailoni, si è spezzato ieri pomeriggio alle 16. A quel punto, dopo aver atteso invano un segno di ripresa della 50enne di Vigolo Vattaro, i medici hanno dovuto, purtroppo, staccare le macchine che la tenevano in vita. Una tragedia, quella che ha toccato Raffaella e la sua famiglia, con il marito Paolo e gli adorati figli Tania e Giacomo, dalla quale i suoi cari hanno voluto far nascere la speranza di vita per altri. Per questo la decisione di dare l'assenso alla donazione degli organi di Raffaella. Ieri, in serata, dovevano iniziare le operazioni di espianto.
Una scelta generosa, quella di Raffaella, come generosamente lei ha vissuto sempre, prima che l'incidente le spegnesse il sorriso, dopo due giorni in cui ogni speranza è andata delusa.
Il Calvario, per Raffaella, i suoi cari e tutti quanti le volevano bene, è iniziato domenica. Tre giorni fa, di mattina, Raffaella era partita di casa alle 8.30 per il consueto allenamento, sui familiari sentieri della Marzola. Ma da quell'allenamento, purtroppo, l'atleta di corsa in montagna non aveva fatto ritorno. Alle 14 dello stesso giorno, Raffaella era stata ritrovata 100 metri a valle di un sentiero.
Le conseguenze della caduta erano risultate subito gravi, tanto che era stata trasferita in rianimazione all'ospedale Santa Chiara. Dopo oltre 48 ore di attesa e di preghiere, però, ieri pomeriggio alle 16, quando i medici hanno deciso di staccare le macchine che tenevano in vita Raffaella, tutte le speranze si sono dissolte. «In questi momenti - spiega il marito Paolo - c'è tanta confusione dentro. Ora speriamo di trovare la forza per andare avanti. Dobbiamo farlo, Raffaella ci ha insegnato questo, dobbiamo cercare momenti di gioia e di sorriso».